Substrati di coltura per funghi

Substrati di coltura per pioppini
Per substrato di coltura si intende quell'insieme di materiali, organici e non, in grado di fornire ai funghi le sostanze alimentari nella forma e nelle quantità necessarie a soddisfare i bisogni del suo metabolismo.
FUNGHI MARA: Bagnatura della paglia
I substrati più conosciuti e più largamente usati sono il letame di cavallo, utilizzato per la coltivazione del Prataiolo e del Coprinus comatus (coprino); la paglia di cereali per i funghi del genere Pleurotus, Pholiota, Stropharia, Flammulina ed altri; il legno per Pleurotus ostreatus, Lentinus edodes (ShiiTake), Pholiota aegerita (pioppino), Armillaria mellea (chiodino) ed altri; la segatura di legno nonché sottoprodotti della lavorazione del cotone, dei tessuti in genere e della carta: in sintesi tutti quei substrati che possono portare zuccheri e proteine al fungo nelle forme più disparate. Per scoprire un substrato di coltura adatto al fungo si cerca di capire di quali sostanze si nutre e sotto quale forma queste si presentano nel suo habitat naturale.

Composizione del substrato di coltura

FUNGHI MARA: tunnel di pastorizzazione
Attraverso una serie di prove sperimentali si cerca di ricreare il substrato alimentare idoneo al fungo partendo, il più delle volte, non dallo stesso materiale naturalmente trovato, ma da prodotti simili di facile reperibilità e di basso costo. A volte queste materie prime vengono utilizzate quasi nello stato in cui si trovano in natura come, ad esempio, la paglia ed il legno di pioppo per il Pleurotus ostreatus. In altri casi invece, come per il prataiolo, i substrati di partenza vengono ampiamente "lavorati" al fine di ottenere quelle fermentazioni e successive trasformazioni che li rendono accetti al fungo.
Una volta individuata la composizione del substrato di coltura ed effettuata la fermentazione fino ad ottenere la giusta trasformazione delle materie prime, il substrato è pronto ad ospitare i funghi, nutrirli e permettere loro la vita. In teoria quindi basterebbe inoculare (seminare) in essi il micelio del fungo ed iniziare la coltivazione: è in realtà ciò che facevano i primi coltivatori di prataiolo, quando preparavano il substrato nelle grotte per poi disporlo in sottili e lunghi cumuli (corps de meule schiene d'asino) dove inoculavano il micelio.


"Pastorizzare" o a "sterilizzare" il substrato di coltura per funghi

FUNGHI MARA: confezionamento del composto
Va da sé che se quel composto rappresenta un ottimo substrato alimentare per il nostro fungo rappresenta altresì anche un'appetibile e ricercato nutrimento per la miriade di muffe, insetti, batteri, virus, non dannosi all'uomo e agli animali, naturalmente presenti nell'ambiente e in quel tipo di substrato e concorrenziali con il nostro fungo. Per eliminare tutti questi indesiderati concorrenti, il coltivatore tende a "pastorizzare" o a "sterilizzare" il substrato di coltura, cioè a sottoporlo a sbalzi termici grazie ai quali si uccide tutta la microflora patogena. Si parla di pastorizzazione quando il substrato è sottoposto ad una serie di trattamenti termici programmati e controllati coi quali eliminare solo gli individui patogeni concorrenziali con il fungo da coltivare ma non la microflora amica. E' questa una pratica molto razionale poiché i microrganismi rimasti nel substrato tenderanno ad opporsi all'inquinamento dell'ambiente difendendo il substrato stesso fintanto che questo non sarà invaso ed, a sua volta, difeso dal micelio del nuovo fungo inoculato.

 Inoculazione del micelio

Nei substrati pastorizzati l'inoculazione del micelio viene fatta in un ambiente pulito, ma non necessariamente sterile, con bassi costi di inoculazione e con metodi estremamente semplici proprio grazie al sistema di difesa che ha in sé. La pastorizzazione però è possibile solo quando si conoscono molto bene le esigenze sì alimentari ma, soprattutto, di convivenza del nostro fungo. In caso contrario si procede alla sterilizzazione del composto cioè alla eliminazione totale di ogni forma di vita nel suo interno, affinché non vengano a frapporsi ostacoli fra il substrato ed il fungo desiderato.
E' ovvio che in questo caso, le condizioni di inoculazione del micelio debbano essere perfette, altrimenti il substrato verrebbe facilmente inquinato dai microrganismi dell'ambiente. Poiché, solitamente, l'amatore non dispone delle attrezzature necessarie per la pastorizzazione, può facilmente incorrere in rischi di inquinamento; se però avrà cura di operare con metodo e pulizia, sarà ugualmente in grado di ottenere risultati più che soddisfacenti.

Se per l'hobbysta è pressoché impossibile la pastorizzazione, altrettanto non si può dire della sterilizzazione.

Sono già numerosi infatti gli appassionati che dispongono di piccole autoclavi o di forni a secco, dove vanno a sterilizzare piccole quantità di substrato entro sacchetti di plastica termo-resistente. Il sacchetto viene poi aperto in luoghi estremamente puliti (possibilmente in cappa sterile), vi si inocula un po' di micelio per poi richiuderlo immediatamente immediatamente avendo cura di inserire nella bocca d'apertura un tappo-filtro, sterilizzato assieme al composto, che permetta al substrato inoculato leggeri scambi gassosi con l'esterno.
Sacchetti di substrato come quelli descritti, possono essere sterilizzati, uno per volta, in comuni pentole a vapore da cucina.
Substrato sterile può inoltre essere preparato a "bagnomaria" entro i vasi di vetro in cui si preparano frutta sciroppata e conserve.