
Sono molti anni che si discute sulla problematica relativa ai tagli di varia natura che vengono eseguiti per varie ragioni (o senza ragione) sulle piante, situate nei parchi, giardini e nel verde territoriale.
Sono stati organizzati diversi incontri tendenti a chiarire l'argomento e prove dimostrative molto interessanti, in cui si sono forniti indirizzi tecnici - confortati dal risultato pratico - sulle tecniche di risanamento, di ripulitura, di aggiustamento, di contenimento vegetativo e perché no, diciamolo pure, anche di taglio corretto delle piante che necessitano in particolari momenti di interventi manutentivi di questo tipo.
Tutte queste operazioni rappresentano una lunga serie di traumi che vengono inferti alle piante, anche se in forma il più possibile contenuta e nella più corretta esecuzione.
Accanto a queste lesioni vi sono tutte quelle derivanti da cause di varia natura traumatica, legate all'attività dell'uomo (lavori di varia natura, uso di mezzi meccanici e motorizzati, scavi e riporti di terreno, potature generiche e non necessarie, ecc.) od all'azione degli agenti meteorici, quali vento, neve, grandine, fulmini, ecc.
Tutti questi traumi, provocano anche se bene eseguiti (tagli netti, senza sfilacciature, obliqui, nel rispetto del collare, di ridotte dimensioni), delle soluzioni di continuità a volte consistenti che rappresentano facili vie di penetrazione da parte di crittogame producenti carie del legno ma anche di altre malattie o di infestazioni di insetti. Pertanto, è necessario evitare una possibile ricezione delle fitopatie, effettuando tutti gli interventi ed adottando tutte le tecniche di disinfezione e ripulitura che la moderna fitoiatria ci mette a disposizione sia per quanto riguarda le attrezzature, sia per le superfici di taglio che con esse vengono realizzate.
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Operazioni già ultimate, con tagli di risanamento e contemporaneo contenimento su siepe di lauro infetta da oidio, nella fase finale di stagione. Questi tagli non sono mai di elevate dimensioni (1° gruppo) e non dovrebbero preoccupare per il futuro. |
Tutte le attrezzature che vengono usate per effettuare tagli, siano essi di rifilatura di ferite, di risanamento, di potatura, ecc., devono essere sterilizzate col fuoco o con acqua bollente, almeno prima dell'inizio delle operazioni.
Ciò dovrebbe essere ripetuto ad ogni cambio di pianta, mentre diventa tassativo se queste risultano affette da evidenti malattie e da affezioni di natura vascolare, trasmissibili ad altre piante attraverso la linfa e quindi mediante la successione dei tagli, tra esemplari sani ed ammalati.
L'operazione di sterilizzazione citata risulta di difficile applicazione, pertanto il metodo più corrente e più facilmente attuabile è la disinfezione con prodotti appositi, con i quali si spruzzano o si pennellano o nei quali si immergono le attrezzature (motoseghe, forbici, coltelli, seghetti, roncole, ecc.), facendo attenzione di interessare ogni loro parte od elemento. I prodotti usati per queste disinfezioni sono i sali quaternari di ammonio, l'ipoclorito di sodio o l'alcool ecc.
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Taglio di dimensioni troppo elevate (3° gruppo) e eseguito in posizione aderente al fusto, quindi non corretta. | Grossa lesione alla base di un vecchio ippocastano. La ripulitura dal legno marcescente e deteriorato si presentava necessaria, ma non altrettanto le nuove e pur contenute lesioni sul legno sano, visibili nella parte alta. |
Ultimate le operazioni di taglio, con le attrezzature disinfettate, occorre prendere in considerazione le lesioni che rimangono aperte sulle piante ferite. Queste lesioni possono essere di varia forma e di dimensioni più o meno elevate, pertanto ci si dovrà comportare nei loro confronti, in modo diverso da un caso all'altro.
La casistica ci propone infatti i seguenti gruppi di ferite, tra quelli riscontrabili sulle piante arboree ed arbustive: 1) Piccole ferite, a volte di numero consistente, prodotte su piccoli rami o rametti, soprattutto nel caso di taglio delle siepi, di eliminazione di parti sfiorite, di potature su arbusti da fiore, di raccolta fiori, di eliminazione di parti ammalate ecc. 2) Ferite un po' più grandi, prodotte su piccoli rami sani, per tagli di modeste dimensioni, su piante arboree od arbustive (massimo 5-8 cm di diametro). 3) Ferite prodotte su rami più grossi (oltre 5-8 cm di diametro) per tagli di più elevate dimensioni. 4) Ferite di natura meccanica (attrezzi, autoveicoli, vento, fulmini, ecc.). 5) Ferite di cui ai punti 3 e 4, già invecchiate e su cui si notano insediamenti cariosi a carico del legno, con tessuti in parte distrutti, pure in condizioni apparenti di discreta vitalità. 6) Ferite prodotte per il risanamento vegetativo, su branche anche grosse o rami ormai secchi a causa di malattie o di problemi di altra natura verificatisi nel tempo recente.
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Tronco lesionato in più punti ed affetto da grosse carie, su cui è stata eseguita una slupatura troppo forte, oggi non più consigliabile. | Taglio di elevate dimensioni, eseguito direttamente sul fusto (non rispettando il collare). Anche se la superficie risulta ricoperta con varie qualità di mastici (prova), non presenta alcuna prospettiva futura. |
Le ferite dei primi due gruppi citati risultano le sole tecnicamente ammissibili e giustificabili. Per esse non dovrebbero verificarsi problemi, anche in proiezione nel tempo, soprattutto se eseguite con attrezzatura disinfettata e subito dopo trattate per una generale disinfezione, con prodotti a base rameica, cercando di interessare tutte le superfici danneggiate dai tagli o lesionate da urti o da sbattimenti.
Per i tagli di dimensioni più elevate (5-8 cm) si dovrà curare che non vengano eseguiti in aderenza al legno più vecchio su cui i rami si trovano inseriti e di effettuare il taglio nel rispetto della zona del collare, con la giusta inclinazione rispetto all'asse verticale.
Le ferite descritte nel terzo gruppo non sono più accettabili alla luce delle attuali conoscenze. Esse vengono eseguite soltanto a causa di precedenti trascuratezze manutentive, di errate progettazioni degli impianti o di comportamenti operativi tecnicamente errati. E' proprio da questo tipo di ferite che prendono avvio i più importanti processi cariosi degenerativi, a carico del tessuto legnoso.
Infatti, queste ferite appaiono spesso di dimensioni troppo grandi e sono sempre difficoltose da proteggere. Anche le disinfezioni più accurate e/o le protezioni usuali con materiali ricoprenti e disinfettanti di ogni genere non garantiscono a lungo termine le piante dalle infezioni cariose che si possono ugualmente instaurare e procedere anche in forma consistente. Qualche raro risultato si può ottenere in questi casi con disinfezioni frequenti a base di anticrittogamici rameici o benzimidazolici, pur con notevoli difficoltà economico-operative, solo se i tagli di questo tipo sono pochi e localizzabili dall'operatore.
Si deve ottenere, nei primi mesi dopo i tagli, una copertura continua con i citati anticrittogamici (ogni 15-40 gg) al fine di impedire penetrazioni fungine e coadiuvare la naturale azione reattiva dei tessuti vegetali. I vari mastici in commercio devono essere abbandonati definitivamente.
Per le ferite del quarto gruppo, prodotte da cause meccaniche o atmosferiche, necessità vuole che venga eseguita una semplice ma rapida ricomposizione della lesione, con attrezzi disinfettati o sterilizzati (rifilature di slabbrature e lacerazioni, tagli netti e corretti, ecc.). Le superfici di taglio dovranno essere disinfettate e poi verificate nei tempi e con i prodotti citati per il trattamento relativo al gruppo precedente.
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Fase finale di ristrutturazione di un viale, durante la quale sono stati lesionati sia i fusti che soprattutto gli apparati radicali. I danni sono in questi casi sempre irreversibili. | Con questo tipo di carie, evidenziata dal taglio della grossa branca, la pianta risulta compromessa irrimediabilmente a causa di tagli troppo grossi e male eseguiti parecchi anni prima. |
Per quanto riguarda il quinto gruppo di ferite, si tratta quasi sempre di casi difficili rappresentati da grossi traumi o notevoli tagli malamente eseguiti nel passato e lasciati poi al loro destino. Oggi ci troviamo di fronte a ferite invecchiate, su cui si sono instaurati notevoli processi cariosi che in gran parte hanno già distrutto anche il legno della zona centrale.
Purtroppo questi casi sono frequentissimi, specie a carico di vecchie piante a volte anche di notevole pregio, compromesse dall'uomo o dal tempo durante i lunghi anni di presenza nell'ambiente.
Alcune piante molto vecchie hanno avuto il vantaggio di vegetare gli anni migliori in periodi meno difficili di quelli attuali, soprattutto dal punto di vista ambientale, e sono riuscite a crescere robuste e a crearsi un habitat particolare, quasi sempre favorevole, che ne ha agevolato lo sviluppo e le ha messe in condizione di massima resistenza alle avversità di ogni genere, via via crescenti. Ora, queste piante vivono in gran parte con le riserve da tempo accumulate e sono in grado, o quanto meno lo sono state, di superare molte avversità. Infatti, notiamo che molte di esse sono state in grado di bloccare i danni, creando barriere interne o superficiali di protezione della parte sana, a volte anche di notevole entità, quindi in grado di frenare o anche di bloccare la penetrazione o la diffusione dei vari patogeni, soprattutto quelli producenti carie del legno. Ecco perché molte ferite si sono circoscritte e molte malattie non sono risultate pregiudizievoli anche nei lunghi anni trascorsi.
Le piante che invece presentano queste categorie di ferite, sono molte, sistemate in ambienti inadatti, con le riserve energetiche quasi esaurite e forse meno capaci di compiere le reazioni sopra citate. La loro cura diventa ancora più difficile e può essere orientata sulla correzione delle vecchie ferite, sulla loro pulizia e sull'allontanamento del materiale degradato senza produrre nuove lesioni che andrebbero a distruggere le barriere di difesa, prodotte dai meccanismi naturali ed in qualche modo ancora presenti ed efficaci. Dette operazioni di risanamento dovranno essere poco profonde, non penetranti nei tessuti che dovranno rimanere a contatto con l'aria ed essere interessati da frequenti e periodiche disinfezioni con i prodotti già citati per le precedenti categorie di ferite (soprattutto rame).Si dovranno quindi alleggerire le chiome, spesso ancora molto espanse rispetto alle diminuite capacità meccaniche dei fusti. Pur con tutti gli interventi e le precauzioni citate, le piante con ferite di questa categoria sono da considerarsi irrecuperabili, con gravi problemi di stabilità, tanto che non vale la pena di insistere troppo nel tentativo di poco probabili recuperi, a costi e rischi molto elevati, specialmente nel caso di esemplari di non elevato pregio qualitativo, storico od ambientale.
Infine, per l'ultima categoria di ferite (6° gruppo elencato), riguardante i tagli eseguiti per il risanamento vegetativo di esemplari con parti disseccate o affetti da malattie o da intestazioni d'insetti o da traumi di varia natura verificatisi in tempi recenti e che non hanno spezzato il ramo, è indispensabile una buona rapidità di esecuzione che deve sempre essere netta e completa, dopo aver eseguito un celere riconoscimento della causa debilitante. In questa categoria di tagli, rientrano in prevalenza tutti gli interventi meccanici di risanamento che rappresentano vere e proprie pratiche di natura fitosanitaria. Per i casi specifici, non si dovrà lesinare sulle quantità di legno asportate e nemmeno sulle dimensioni delle superfici di taglio che dovranno essere comunque abbondanti e superare di qualche tratto il punto più avanzato di diffusione della malattia, nel caso di manifestazioni patologiche circoscrivibili, mentre nel caso di malattie di natura vascolare facilmente diffusibili, l'intervento dovrà in molte circostanze interessare anche interi esemplari che dopo il taglio dovranno essere rapidamente distrutti col fuoco.
Anche per questa categoria, le operazioni di taglio dovranno essere eseguite con macchinari sterilizzati o disinfettati come in precedenza descritto, mentre le necessarie disinfezioni delle singole superfici di taglio o delle piante intere nei casi di maggiore diffusione degli interventi, dovranno essere eseguite con prodotti a base rameica o con principi attivi benzimidazolici, razionalmente distribuiti.